Passa ai contenuti principali

Collaborare con i Guest Post, si o no?


Collaborare con i Guest Post, si o no? 

Vista la recente collaborazione con Maria Teresa Steri di Anima di Carta, vorrei proporre un articolo che mi ha visto come guest post sul suo blog. 

Collaborare è una parola ricca di significato che porta a dare il proprio contributo a un progetto, o ad una attività, cooperare con qualcuno per la realizzazione di qualcosa, lavorare insieme, partecipare ad un'impresa collettiva, insomma le definizione sono molteplici e personalmente dedico il maggior tempo possibile a questa iniziativa, mi piace interagire con persone del mio stesso ambito, scoprire le idee e condividere le esperienze e pertanto ho scelto diverse collaborazioni. 

Pertanto posso affermare, che fino ad ora, aver avuto la possibilità di collaborare con altri blog, è stata una bella esperienza.

Ognuno, a modo suo, mi ha insegnato qualcosa. 

La prima con Maria Teresa del blog - Anima di carta -

Un'esperienza che mi ha sorpresa ed emozionata, è veramente soddisfacente poter scrivere un articolo e poi revisionarlo insieme alla persona in questione.

Per la nostra modesta collaborazione abbiamo agito nel medesimo concetto, ho scritto e inviato e poi insieme abbiamo analizzato gli aspetti importanti e i dettagli da modificare, di conseguenza ho riscritto l'articolo con le correzioni accordate e poi pubblicato per essere letto e i commenti ricevuti mi hanno dato la sicurezza di dover sempre esprimere le mie idee. 

Molte persone sono state d'accordo con il mio pensiero e il titolo dell'articolo è:

" Si può scrivere senza titolo di studio " 

Di seguito vi aggiungo l'articolo in questione, vediamo cosa ne pensate, così potremo confrontare anche i nostri rispettivi lettori:

Questo è un argomento molto spinoso per la maggior parte delle persone che per un motivo o per un altro non hanno potuto conseguire un diploma o una laurea.

Una discussione che tratterò in modo personale per abbattere uno stereotipo nato con l'intento di dividere due gruppoi di persone e racchiuderle in un determinato ambito.

Da una parte troviamo le persone istruite con i loro pezzi di carta in mano, dall'altra invece si pongono le persone senza titolo di studio. 

Per la società un laureato vale più di chi ha la terza media, lo posso anche capire, sul serio, una buona istruzione sicuramente apre porte nella vita inaccessibili facilmente al secondo gruppo di persone, ma attenzione ho detto facilmente, quindi credo che volere sia potere, ma per chi non ha la strada spianata il percorso sarà sicuramente molto più difficoltoso e tortuoso. 

Capisco questo bisogno di differenziare le persone in base alla loro istruzione, lo capisco fin troppo bene, appartengo al gruppo senza titolo di studio e ammetto che per me è il mio tallone di Achille, posso immaginare che anche per molti di voi sia un difetto penalizzante.

Purtroppo l'unico modo per superare questo blocco è di credersi all'altezza e uguali ai colleghi sapientoni, non voglio certo scredire nessuno, ma si sa bene che a volte la loro convinzione di superiorità è palese e traspare da ogni singola parola che pronunciano.

In passato mi è capito di sentirmi dire che non avrei potuto inseguire il mio sogno di diventare una scrittrice perché senza la giusta formazione non potevo ritenermi equa a chi invece aveva studiato, affrontando un percorso e facendo dei sacrifici.

I sacrifici però li ho fatti anch'io, non come gli studiosi, ovvio, ma per imparare la metà di quello che a loro è stato insegnato da persone competenti, ho dovuto piangere lacrime di sangue e scalare una montagna con appigli scivolosi, tutto rigorosamente da sola.

Sono due tipi di sacrifici differenti, ma non per questo uno o l'altro hanno meno valore per l'interessato, bisognerebbe innanzitutto avere rispetto per il prossimo, perché nessuno è migliore di nessun altro.

L'ultimo episodio riguardante questo argomento è incentrato su dei commenti ad un articolo che avevo pubblicato sul mio blog, di una persona che ha accampato pretese e offese senza un valido motivo.

Le sue ragioni non avevano una base solida e le offese per la mia incompetenza nei riguardi dei miei progetti, dichiarati non accessibili alla mia persona perché non ho titolo di studio, mi hanno molto  ferita, so bene che non bisognerebbe prestare attenzione alle malelingue e so ancor meglio che le critiche servono a crescere individualmente.

In ogni caso la sua esplicita allusione mi ha dato molto da pensare e così ho voluto condividere con voi questa esperienza, per capire se sono l'unica a trovarsi in questa scomoda posizione, o se qualcuno è sulla mia stessa lunghezza d'onda.

Tra l'altro offendere uno scrittore o un blogger solo perché non ha titolo di studio, credo che sia una cosa meschina, perché il sapere si può apprendere in molti modi, così come lo stile narrativo di ognuno è diverso in base al proprio vissuto ed idee, quindi evitiamo di giudicare ignoranti le persone che appartengo al secondo gruppo.

Raggiungere un obbiettivo o un sogno ci rende tutti allo stesso livello e la gelosia non è certo un modo corretto per mettersi in mostra, al contrario, dichiara un'insicurezza interiore palesemente discutibile.

Credo quindi che non per forza bisogna possedere un titolo di studio, quale che esso sia, per diventare uno scrittore, ovviamente una mente che ha appreso un'istruzione elevata sarà in grado di creare un buon testo, ma attenzione, ho detto testo, non racconto.

Conoscere la grammatica non vuol dire essere in grado di scrivere una storia e sapere raccontare non vuol dire conoscere la grammatica.

Sono due cose completamente diverse, ma in netta coesistenza tra loro.

Scrivere vuol dire avere idee, poi bisogna anche avere l'accortezza di appuntarle nel miglior lessico possibile, ma questa non è una regola precisa ed è nella maggior parte dei casi a discrezione dell'autore. 

Ad essere onesta, credo che bisognerebbe prima di tutto scrivere per amor delle storie e poi imparare a raccontare per amor di chi leggerà.

Credevo e credo tutt'ora nei miei sogni e proprio in essi ho trovato la volontà di non farmi screditare da lingue maligne. 

Nessuno scrittore parla di questo argomento, forse perché a rendersi conto di non conoscere la grammatica o di non avere un titolo di studio appropriato, viene il dubbio di star sbagliando professione, o forse per la sola vergogna che ne scaturisce da una simile realtà.

Per imparare basta avere la volontà di farlo, internet ci mette a disposizione molti strumenti per farlo, non serve necessariamente riprendere gli studi, a volte, superata una certa età, soprattutto se si ha un lavoro e una famiglia diventa complicato gestire tutti gli impegni, quindi abbiate amore per la scrittura e abbiate buon senso di migliorare voi stessi, con qualunque mezzo preferite, ma non cadete nell'errore di smettere di coltivare la vostra passione perché non vi sentite all'altezza, oppure perché credete di non poter raggiungere i vostri obbiettivi.

Avere un sogno comporta molti sacrifici, ma se smettete di crederci, sarà allora e solo allora che i sogni moriranno. 

- Perché ho scritto questo articolo? -

Mi sembra superfluo aggiungere altro, ma credo comunque che una premessa posso farla.

Credo che alla basa di questa professione ci debba essere la passione, e il talento.

Poi ovvio, il resto va perfezionato e migliorato, altrimenti, non c'è modo di crescere professionalmente.

- Voi cosa ne pensate di questo argomento? -





Commenti

  1. Sono d'accordo con te Sharon, il titolo di studio è importante, ma solo fino ad un certo punto (io sono solo diplomata) so cosa vuol dire ricevere critiche anche pesanti e per un attimo avevo pensato di smettere di scrivere perché non ritenevo di esserne più capace, ma poi ho capito che non potevo smettere perché era la mia più grande passione... Sono una persona che si abbatte facilmente e non ho fiducia nelle mie capacità quindi mi è facile sottovalutarmi, comunque l'articolo mi ha fatto riflettere molto :) alla prossima :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Giulia;
      Sarò sincera, anch'io ho avuto un periodo in cui mi sentivo in difetto per questa mancanza, ma come hai detto tu, è passato subito ed ho capito che non avrei potuto vivere senza questa grande passione e mi sono adattata.
      Sono diventata un'auto didatta e non smetto mai di studiare, di informarmi e di apprendere, per migliorarmi come persone e come scrittrice.
      Per ampliare il mio bagaglio personale.
      Quindi, diamo un calcio nel didietro alle malelingue e andiamo avanti per la nostra strada.
      Grazie dell'intervento, alla prossima.
      Sharon.

      Elimina
  2. Eccomi qua, allora il titolo di studio serve e non serve perchè un pezzo di carta non cambia come noi mettiamo le parole una dietro l'altra per formulare una frase di senso compiuto. Possiamo risultare intelligenti o stupidi a prescindere dal titolo di studio. Lo scambio di idee è fondamentale perchè io posso apprendere dagli altri, cosi se non sono forte in un qualche argomento posso sempre imparare da chi ne sa più di me.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Samantha!
      Hai detto una cosa veramente interessante.
      Il fatto di poter imparare dagli altri, è una cosa che spesso viene sottovalutata, eppure, ti posso dire, che in questo modo ho appreso molte cose.
      Il titolo di studio non determina la bravura di una persona, ma purtroppo, facilita un po' la vita e apre porte altrimenti inaccessibili senza quel pezzo di carta.
      Grazie del commento, a presto.
      Sharon.

      Elimina

Posta un commento

Se commenti per la prima volta, ti consiglio di:
1) accedere all'account con cui vuoi firmarti
2) ricaricare la pagina
3) solo allora inserire il commento.
Se vuoi rimanere aggiornato sulla conversazione via e-mail ti consiglio di mettere la spunta su "inviami notifiche".
Il tuo parere conta, ma non dimenticarti di esprimerlo!

Post popolari in questo blog

Analisi del racconto " Il cuore rivelatore " di Edgar Allan Poe

Analisi del racconto " Il cuore rivelatore " di Edgar Allan Poe La storia viene raccontata dal punto di vista del narratore di cui non viene specificata l'età, o il nome, le caratteristiche fisiche e nemmeno viene narrato il suo passato, praticamente non sappiamo nulla di questo personaggio o la sua collocazione spaziale e temporale, il protagonista si rivela in rapporto a un'unica attività, condotta in solitudine e in isolamento. Ciò che ho potuto constatare di quest'uomo sono le sue condizioni psicologiche e caratteriali nei momenti salienti del racconto: - Durante il resoconto: Trepida attesa ed ossessionato dall'occhio del vecchio, - Nell'attesa notturna: Ossessionato e irrequieto nel preparare l'omicidio, - Nel momento dell'omicidio: Distaccato e sollevato di aver posto fine al suo unico obbiettivo, - All'arrivo della polizia: Fiducioso e senza nulla da nascondere, - Nei momenti che precedono la confess

Analisi del racconto " Il gatto nero " di Edgar Allan Poe

Analisi del racconto " Il gatto nero " di Edgar Allan Poe " Per il racconto più straordinario, e al medesimo tempo più comune, che sto per narrare, non aspetto né pretendo di essere creduto. Sarei davvero pazzo a pretendere che si presti fede a un fatto a cui persino i miei sensi respingono la loro stessa testimonianza. Eppure pazzo non sono, e certamente non vaneggio. Ma domani morirò, e oggi voglio scaricare la mia anima. " Edgar Allan Poe ci propone questo sensazionale racconto con un esordio sorprendente retrospettivo. La storia è scandita in due segmenti ben differenziali, il racconto sembra ripetere due itinerari simili: dalla felice o quantomeno appagante presenza del gatto alla caduta morale.  Due atti delittuosi segnano la fine dei due segmenti e aprono rispettivamente alla perdita economica conseguente all'incendio dell'abitazione del protagonista e alla sua condanna a morte. Una serie di doppi affiorano nel racconto e con

10 guida: Le macro sequenze e le micro sequenze in un romanzo

Come scrivere un romanzo e comunicare un messaggio: Decimo capitolo - Usare le macro sequenze e micro sequenze per scrivere con ordine e logica -  Ciao a tutti, come è andata la lotta contro lo sconforto? Questa settimana lavoreremo molto sull'azione del retroscena di un romanzo e visto che avete avuto del tempo per pensare e chiarirvi le idee su quello che davvero volete concludere con la scrittura, quest'oggi possiamo affrontare un tema che si collega alla penultima lezione, che trattava la spiegazione delle sequenze.  Una sequenza può essere anche definita macro sequenza e poi divisa a sua volta in una micro sequenza; servono ad avere una visione più ampia dell'intera idea della storia. In breve: le seconde, trattano un evento principale del segmento narrativo in maniera più blanda, ad esempio azioni secondarie; mentre la prima, che potrebbe definirsi anche una semplice sequenza, deve incentrare la narrazione sugli avvenimenti più importanti.