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Analisi del racconto " Il gatto nero " di Edgar Allan Poe


Analisi del racconto " Il gatto nero "
di Edgar Allan Poe


" Per il racconto più straordinario, e al medesimo tempo più comune, che sto per narrare, non aspetto né pretendo di essere creduto. Sarei davvero pazzo a pretendere che si presti fede a un fatto a cui persino i miei sensi respingono la loro stessa testimonianza. Eppure pazzo non sono, e certamente non vaneggio. Ma domani morirò, e oggi voglio scaricare la mia anima. "

Edgar Allan Poe ci propone questo sensazionale racconto con un esordio sorprendente retrospettivo.

La storia è scandita in due segmenti ben differenziali, il racconto sembra ripetere due itinerari simili: dalla felice o quantomeno appagante presenza del gatto alla caduta morale. 
Due atti delittuosi segnano la fine dei due segmenti e aprono rispettivamente alla perdita economica conseguente all'incendio dell'abitazione del protagonista e alla sua condanna a morte.

Una serie di doppi affiorano nel racconto e contribuiscono in modo fondamentale a creare ambiguità.
Abbiamo così:

- Un primo e secondo gatto del tutto simili;

- Un primo e secondo atto di violenza che si chiudono con la presenza di una vittima:

- Un primo e secondo muro, sui quali si attestano i delitti del protagonista, simboli che testimoniano la sua depravazione.

Il protagonista dopo aver spiegato le motivazioni che lo hanno spinto a raccontare, il narratore - protagonista ricostruisce le tappe principali della sua vita.
Inoffensivo, mite a tal punto da sopportare le offese dei suoi compagni, il protagonista trascorre un'infanzia tranquilla, non oscurata da avvenimenti funesti, in compagnia di un vasto numero di animali che continua a tenere anche dopo il suo matrimonio.

Questi primi anni di felicità si interrompono bruscamente.
" Ad opera del demone intemperanza " il protagonista, persa ogni capacità di controllo, vittima dell'alcool, diventa scontroso, irritabile, incurante nei confronti della moglie e dei suoi simili.

Non completamente degradato dagli eccessi, il protagonista prova ancora, anche se in modo non preciso ed attendibile, dei sentimenti di rimorso e di orrore per le sue azioni compiute.
Ma ben presto e parallelamente alla guarigione del gatto, una nuova idea si fa strada e si collega allo " spirito di perversità ".

L'ambiguità non nasce solo dalla presenza del doppio.
L'incendio della casa del protagonista, ad esempio, segue di poco l'impiccagione del gatto; il secondo avvenimento sembra così la causa del primo: si innesca un procedimento di causa ed effetto che, non dato da alcun elemento di prova, nasce dal semplice accostamento cronologico.

I rapporti tra i due avvenimenti rimangono così misteriosi, poiché non si sa se leggere i due fatti da un nesso di causa ( il gatto ha causato l'incendio per vendicarsi della sua uccisione ), o se collegare i due fatti con elementi del tutto fortuiti ( è un caso che l'incendio sia scoppiato la notte successiva l'impiccagione ).

In questo bellissimo racconto possiamo anche analizzare la fabula e l'intreccio.
Tra la successione logico-cronologica degli avvenimenti ( fabula ) e l'ordine con il quale questi avvenimenti sono disposti nel racconto ( intreccio ) può esistere una precisa differenza.

L'ordine degli avvenimenti può essere manipolato dell'autore-narratore che può raccontare prima avvenimenti che cronologicamente sono avvenuti tempo dopo ( anticipazione o prolessi ) o, al contrario, può raccontare dopo avvenimenti che cronologicamente sono già avvenuti ( retrospezione o analessi ).

Gli avvenimenti di questo racconto ad esempio sono rispettano una lineare successione temporale, ma sono costruiti intorno a un lungo procedimento retrospettivo, un ritorno indietro ( analessi ): l'apertura " del gatto nero " presuppone l'intero svolgersi dei fatti, l'esordio è legato così all'imminente fine del protagonista e solo più tardi egli parla, ad esempio, della sua infanzia.

Sull'orlo della morte, desideroso di affrancare la sua anima confessando i delitti commessi, il narratore-protagonista ci trascina verso avvenimenti così straordinari r misteriosi da non consentire una chiara e illuminante spiegazione.

Dinanzi ai fatti mi sono ritrovata ad esitare avendo di fronte a me diverse interpretazioni, potevo scegliere se il gatto rivestiva un ruolo passivo e quindi vittima della radicata malvagità del protagonista, oppure se l'animale sia stato lo strumento di un demone e perciò artefice in qualche modo del decadimento psichico del protagonista.

Il fantastico si lega dunque a un'esitazione provata da uno dei personaggi della narrazione, o dal solo lettore, dinanzi a un avvenimento dubbio.
Nel momento in cui si sceglie una spiegazione, si abbandona la strada del fantastico e si imbocca quello dello strano o del meraviglioso.

Lo strano non compromette le leggi della realtà, ma fornisce delle spiegazioni legate al caso, alle coincidenze, all'influenza di droghe o alcool, all'uso di trucchi o all'allusione dei sensi.

Il meraviglioso invece ammette nuove leggi, non legate alla razionalità, quali la reale presenza di esseri soprannaturali ( demoni, streghe, orci, vampiri ).

Per concludere voi quale spiegazione scegliete?

A presto, come sempre la vostra Sharon.

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